La crisi tuttora in corso, rispetto alle precedenti (forse in analogia solo con la crisi degli anni ’70), pone una domanda radicale di ripensamento dei modelli produttivi territoriali, un nuovo rapporto tra attività manifatturiere e servizi, fra R&S e produzione di beni e servizi, una ridisegno delle reti organizzative, un diverso modello di organizzazioni delle imprese e di sistemi di R& S, di riconfigurazione dei sistemi professionali.

 

Il sistema produttivo italiano come piattaforma

L’intero sistema produttivo italiano può essere letto come una grande piattaforma produttiva e cognitiva estesa, in cui si sviluppano reti lunghe che generano innovazione ed elevato valore aggiunto locale

Molte trasformazioni strutturali e di flusso stanno già avvenendo nel Nord allagato (Piemonte, Lombardia, Veneto, Tentino Alto-Adige, Emilia Romagna, Toscana, Marche) e in misura minore in altre aree del Paese (Perulli e Pichierri, 2010).

Il Nord è innanzitutto una arena vivissima di collaborazione fra pubblico e privato nella innovazione. Non solo i Politecnici di Milano e Torino, ma un gran numero di università che fanno ricerca in campo della biologia, della chimica, della scienza dei materiali e anche dell’economia e dell’organizzazione hanno creato nuove strutture e capacità per fare trasferimento tecnologico e metodologico, per creare nuovi distretti tecnologici in collaborazione con le aziende di produzione e di servizi, per generare spin-off e molto altro. Lo spazio entro cui ciò avviene non è per lo più la città o la regione, ma il Nord proiettato internazionalmente.

 

Reti fra imprese, professioni e istituzioni

Il Nord sperimenta reti fra imprese e istituzioni. Reti fra il sistema delle imprese e delle Pubbliche Amministrazioni: alcuni dipartimenti dei Comuni e delle Regioni, gli uffici dell’INPS, le sedi delle Agenzie delle Entrate, i tribunali e altri, più che facilitatori o “palle al piede delle imprese” sono in realtà “nodi” (efficaci ed efficienti o meno) di una rete che controlla una unica catena del valore economico e sociale. Per cui, la maggiore efficienza relativa della Pubblica Amministrazione del Nord spiega in parte la forza del “sistema Nord”, ma anche la necessità di potenziarne sistemicamente la competitività internazionale. Reti fra istituzioni formative (scuole superiori, università) e imprese.

Il Nord sviluppa organizzazioni in rete non solo fra loro ma con le professioni. Nel settore del legno-arredo e dell’abbigliamento, per esempio, i prodotti vengono portati sul mercato da reti composite di designer, di tecnologi, di pubblicitari (che lavorano entro organizzazioni o che sono liberi professionisti), di imprese di produzione, di organizzazioni di vendita internazionali, di sistemi logistici. Il processo di concezione, produzione e distribuzione avviene in tutta la rete attivando scambio di conoscenze, cooperazione, flussi di comunicazione e spesso comunità professionali e di pratica.

 

I servizi per l’innovazione

I servizi per l’innovazione delle imprese nel Nord sono soprattutto localizzati in alcune specifiche aree metropolitane del Nord come Milano, Torino, Genova, Bologna e altre che, in una nuova divisione del lavoro territoriale, offrono finanza, ideazione e progettazione, design, consulenza di direzione, advertising, formazione, ricerca e trasferimento tecnologico, servizi distributivi e logistici, servizi culturali, etc, a tutto il sistema delle imprese del Nord. Inoltre questi centri di rango metropolitano non operano in isolamento, ma per molti aspetti si supportano e si integrano a vicenda (Milano e Torino, Venezia-Padova-Treviso, Bologna e l’asse della via Emilia, Verona-Brescia, etc.) all’interno di quadranti territoriali assai fluidi che si stanno ancora formando.

 

I crocevia territoriali

L’innovazione a 360° non origina solo dai grandi centri di ricerca (e dai nodi metropolitani in cui per lo più si trovano) dirigendosi verso le imprese, ma anche e soprattutto il contrario. Le imprese generano in continuazione innovazioni di prodotto, processo, di organizzazione, di logistica, di professioni ed esse si dirigono verso il mondo terziario con contributi innovativi e con nuove domande che alimentano i flussi di conoscenza e la generazione di conoscenze nuove, in un rapporto ricorsivo che è una delle caratteristiche peculiari delle le reti organizzative di imprese e istituzioni del Nord. I flussi si addensano in crocevia territoriali (città creative, poli di ricerca, distretti tecnologici, etc.), anche se questi flussi sono ormai “senza precisi confini”, e tantomeno fissati da limiti amministrativi (Perulli e Pichierri, cit).

 

Innovazione senza sistemi

Ma quanta e quale innovazione può ancora di più essere generata nel Nord? Il Nord dispone di eccellenti centri di ricerca e di innovazione (università, istituti di cura e di ricerca, centri di ricerca pubblici, laboratori di R&S delle grandi imprese), ma la spesa è inferiore a quella di altre city region europee e americane. Brevetti di nuovi prodotti, marchi, scoperte scientifiche, investimenti pubblici e privati in R&S hanno indicatori migliori rispetto al resto dell’Italia, ma ancora inferiori a quelli del resto dei Paesi sviluppati.

Malgrado la grande vitalità delle imprese e dei territori è insufficiente la gestione sistemica dell’innovazione, il management of innovation. Sono carenti soprattutto a) i servizi che supportano l’innovazione (centri comuni di R&S, credito, tecnologie e metodologie di diffusione e trasferimento tecnologica, istruzione e formazione); b) le attività delle istituzioni, dei media, del sistema educativo per rendere visibili e comunicare i modi di produzione e di organizzazione innovativi nelle reti di imprese, nella Pubblica Amministrazione, nei territori.

 

La ricerca organizzativa su ricerca e innovazione nei territori

I principali temi per approfondire la ricerca organizzativa su ricerca e innovazione, alla luce di queste considerazioni, riguardano:

  • la deburocratizzazione e il decentramento della grande impresa;
  • la natura delle medie imprese e il loro ruolo guida nelle nuove reti globali;
  • i servizi alle imprese;
  • il cambiamento delle Pubbliche Amministrazioni;
  • i distretti come crocevia di reti di impresa, in cui ha luogo l’“inspessimento” del processo imprenditoriale;
  • la governance delle reti di impresa e del territorio non solo per lo sviluppo economico, ma anche per l’equilibrio fra sviluppo e coesione sociale;
  • l’impresa integrale come “microcosmo” di un nuovo equilibrio fra economicità e socialità all’interno dell’impresa;
  • lo sviluppo delle professioni strategiche critiche nelle imprese, nelle università, nei territori.

 

I principi di policy

Ne discendono quattro principali implicazioni di policy. Occorre:

a) rendere visibile e gestibile l’innovazione a 360° sia all’interno delle reti organizzative, sia nelle reti di conoscenza che coinvolgono imprese, istituzioni, centri di ricerca e istruzione, territori nel Nord: narrare l’innovazione che si svolge nelle imprese, nelle istituzioni e nei territori del Nord;

b) identificare le carenze dei servizi per l’innovazione: potenziare i beni collettivi per la competitività nella world city region del Nord;

c) individuare le criticità e i deficit interni dei sistemi che consentono l’innovazione: sviluppare e riprogettare le “reti organizzative estese” che hanno il baricentro nei territori del Nord ma che si sviluppano su scala globale;

d) intervenire per ridisegnare mestieri e professioni strategiche critiche capaci di generare innovazione ma scarsamente gestite: valorizzare e potenziare a ciò che Diamanti chiama il “laburismo” del Nord.

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